In questo terzo appuntamento della nostra nuova rubrica ospitiamo il Dott. Antonio Ferrante. Il professor Ferrante è sicuramente uno dei principale esponenti della terapia miofunzionale in Italia. Nel corso di questa intervista ci illustrerà l’importanza della lingua nel sistema tonico-posturale e poi le cause e le conseguenze di una scorretta deglutizione.
Queste le risposte alle nostre domande:
Ci sono novità per quanto riguarda le sue ricerche sulla deglutizione?
Negli ultimi anni le ricerche riguardanti la capacità della lingua di attivare la funzione neurologica generale stanno crescendo di continuo. Sempre più si sta valorizzando la funzione della lingua come mezzo preposto alla stimolazione trigeminale.
L’influenza del nervo trigemino sul sistema tonico – posturale è ormai sdoganata. Lei come spiega l’importanza di questa struttura?
Il trigemino è stato per decenni sottovalutato. Pur osservata, da parte di neuro-anatomisti, la quantità di nuclei, correlati ad esso, immersi nel tessuto nervoso centrale, invece di cercare di spiegare il motivo di questa abbondanza, unica nel suo genere, si propendeva per considerare il trigemino forse sovradimensionato; alla fine serviva solo a masticare o ad avvertire dolore in caso di un problema.
Quali sono le maggiori fonti di disturbo per la meccanica e la funzionalità della deglutizione?
Tornando alla deglutizione; essa è forse il meccanismo più complesso che dobbiamo sperimentare ed attuare nella nostra vita, con un uso, in una frazione di secondo di sessantotto muscoli, che il cervello deve imparare a temporizzare nella loro attivazione creando una sequenza stabile e ripetibile per tutta la vita. E’ chiaro che la complessità dell’atto richiede un lungo apprendimento, di circa sei mesi, durante i quali, qualsiasi stimolo che induca ad utilizzare un muscolo a scapito di un altro risulta gravemente influente sul mantenimento della corretta funzione. I maggiori disturbi alla creazione ed al mantenimento di una deglutizione corretta, fisiologica, si possono riassumere in tre gruppi:
Problemi correlati alla fase prenatale ed al parto. Tra questi una importanza particolare assume la presenza di un cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo del feto. Ne risulta un forte impedimento al sollevamento dello joide, necessario per sollevamento della lingua contro il palato. (ricordo che il feto ingoia per tutta la gravidanza, a partire dalla tredicesima settimana; questo con lo scopo di funzionalizzare apparato digerente ed emuntorio renale). Il cordone ombelicale è responsabile di una “cicatrice posturale” trattabile solo con la rieducazione linguale. Il paziente presenterà immancabilmente una scapola alata, asimmetria delle spalle e del bacino e appoggio dei piedi disarmonico.
Il primo gruppo di problemi è completato da compressioni e traumi da parto, necessità di manovre, uso di forcipe o ventosa, che determinano difficoltà di movimento delle ossa craniche e difficoltà di funzione muscolare.
Il secondo gruppo è costituito da problemi anatomici (alterazioni della forma e mobilità della lingua, frenulo linguale troppo corto o lingua anchilotica).
Il terzo è certamente di più frequente riscontro ed è rappresentato da allattamento artificiale ed uso di succhietti. In questo caso la lingua si può muovere solo al di sotto di queste strutture estranee che ne condizionano la capacità a raggiungere il palato, peggiorandone sempre di più la funzione degli elevatori, indispensabile per ottenere la stimolazione dei recettori trigeminali palatini.
Il parto cesareo è ormai una pratica molto diffusa e, in molti casi, incoraggiata. Pensa che la mancata stimolazione craniale al parto possa comportare delle disfunzioni della deglutizione?
Indubbiamente il parto cesareo è qualcosa di non fisiologico che impedisce la estrinsecazione delle fasi di adattamento del feto nel passaggio dall’utero all’ambiente esterno . A mio modo di vedere, comunque, il danno maggiore è dato dal non favorire la montata lattea (molte mamme dopo il parto non hanno latte e sono costrette a ricorre ad integrazioni con il biberon, che interferirà in epoca estremamente precoce con i meccanismi della suzione e dell’allattamento corretto). Ma c‘è un ulteriore elemento da tenere presente: spesso si arriva al cesareo dopo molte ore di travaglio, con un feto che non si impegna correttamente nel bacino materno o con un feto che subisce grandi compressioni per la mancata apertura del collo dell’utero. I farmaci utilizzati per favorire le contrazioni uterine non permettono spesso il rilasciamento del collo uterino. Il feto ne risulta quindi sofferente e non è in grado di attaccarsi con forza al seno risultandone una difficoltà ad alimentarsi.
Quali sono i campanelli d’allarme di una deglutizione errata? A cosa dovrebbero stare attenti i genitori?
I primi segnali di una deglutizione scorretta sono spesso le difficoltà del neonato a succhiare con forza (specie se vi è stato un problema di cordone). Frequenti sono anche le coliche gassose dovute alla ingestione di aria (assente nella deglutizione corretta) e le otiti, che indicano che il meccanismo instauratosi, spinge aria e fluidi dal faringe nell’orecchio medio. Altri segnali sono costituiti dai rigurgiti di latte dopo la poppata, la irrequietezza, le difficoltà ad addormentarsi, causate dalla mancata stimolazione dei recettori trigeminali palatini che presiedono al rilasciamento muscolare ed all’ingresso nel sonno. A questo punto il neonato ha bisogno del ciuccio o sente la necessità di “accendere a mano” i recettori palatini cominciando a succhiare il dito.
Pensa che la rieducazione miofunzionale debba essere coadiuvata da altre terapie?
Se dalla anamnesi emergono segnali di un possibile blocco joideo per un cordone ombelicale, se vi sono stati traumi che possano aver determinato compressioni craniche, conviene consigliare un controllo osteopatico prima di iniziare la rieducazione miofunzionale, pena la impossibilità ad ottenere i risultati auspicati. La lingua aiuterà poi, con le sue capacità osteopatiche, a mantenere la mobilità ottenuta con la manipolazione dell’osteopata. A volte risulta utile anche una visita oculistica, soprattutto quando, agli esami effettuati sulla pedana baropodometrica ad occhi chiusi, si evidenzi ripetutamente un miglioramento dell’assetto posturale “paradosso” ( ad occhi chiusi la postura dovrebbe essere meno efficiente; se c’è un miglioramento vuol dire che la vista non perfetta ha un effetto destabilizzante o che acchiali indossati non sono congrui con la funzionalità generale – per gradazione sbagliata o per posizione del fuoco della lente non centrato)
Ha mai lavorato con soggetti disabili?
Se si quali riscontri ha avuto?
In genere i pazienti che afferiscono al mio studio sono persone con problemi ortodontici o posturali, ma mi è capitato a volte di trattare pazienti con disabilità di vario genere. I mio primo contatto con essi è avvenuto già durante il mio periodo di tirocinio a Miami. Ho seguito sedute di terapia su un bambino ed una signora affetti da distrofia muscolare che, entrambi, si erano alzati dalle loro sedie a rotelle durante il corso del programma terapeutico. A quei tempi non solo non se ne poteva neppure parlare, ma non esisteva una spiegazione neurologica che potesse supportare un tale evento.
Successivamente abbiamo fatto ricerche per una tesi in ambito posturale alla Università “Sapienza” di Roma e ci siamo meravigliati dei risultati ottenuti dalla rifunzionalizzazione dei recettori palatini. Questo ci ha spinto ad andare oltre e abbiamo orientato le nostre ricerche sul morbo di Parkinson ottenendo risultati strabilianti. Proprio queste ricerche hanno indotto qualche anno fa il direttore della cattedra di Neurologia della Sapienza ad indire un Master sulla importanza della rieducazione della deglutizione in ambito posturale; un corso di un anno tutto rivolto allo studio delle disfunzioni linguali e del loro ruolo nella comparsa di problemi posturali con sfondo neurologico. Nell’ultimo periodo mi sono capitati due casi di bambini, venuti alla mia osservazione per riabilitare la deglutizione, ma affetti entrambi da atrofia di varie aree dell’encefalo, diagnosticate in istituti ad alta specializzazione e dei quali non avevo alcun motivo di dubitare. Entrambi (5 e 3 anni) non camminavano e non parlavano; il primo con diagnosi di atrofia del cervelletto da cerebellite virale, il secondo di atrofia del corpo calloso. Il primo dopo 6 settimane giocava a pallone e si esprimeva come un commentatore televisivo, il secondo dopo una settimana ha lasciato la sedia a rotelle e in un mese faceva domande alla mamma, per entrambi, lasciando sbalorditi i terapisti che li seguivano in istituto. Soltanto con una ricerca condotta sempre alla Sapienza con la RMN funzionale abbiamo potuto capire che quei cervelli erano solo “spenti” e non “bruciati”.
Come si spiega la mancanza nella preparazione accademica di molte figure legate alla riabilitazione e rieducazione (fisioterapia, scienze motorie ecc…) di riferimenti all’apparato stomatognatico?
Per la verità per me non si spiega. Ma certamente è correlata con la scarsa preparazione generale dei nostri sanitari. Può sembrare incredibile, ma tanti dentisti conoscono denti e osso alveolare, mancando completamente di conoscenza della muscolatura e della neurologia della bocca. Inoltre la scoperta dei recettori palatini risale a quindici anni fa; in campo sanitario è una inezia considerando che prima che una notizia venga diffusa ed accettata spesso occorre passare per una fase di scetticismo ed incredulità anche di fronte alla realtà.
Come affronta l’insuccesso terapeutico?
Per fortuna ormai gli insuccessi sono davvero pochi perché ho accumulato una enorme esperienza nel campo, tuttavia, se capita, devo solo cercare di capire cosa ho mancato di valutare perché il corpo ci parla e, a volte, non siamo in grado di ascoltare le sue richieste, tutti presi dall’affermare le nostre tesi.
Ci può indicare una persona o una lettura che le è stata di riferimento nella sua carriera di terapista?
Ho trovato molto interessante la Autobiografia di Eric Kandel, premio Nobel 2000 per le Neuroscienze che, scrivendo la sua storia ha praticamente scritto la storia della neurofisiologia dagli albori ad oggi. Ed ho imparato ad apprezzarlo, oltre per la piacevolezza della scrittura, per la facilità con la quale ha reso semplici concetti davvero difficili. Inoltre si è mostrato persona estremamente disponibile quando, ad una richiesta di un collega, che lo ha contattato via mail per chiedere una spiegazione sul possibile meccanismo con cui molte donne con difficoltà di gravidanza, rimangono incinte durante la terapia, da noi attribuito alla normalizzazione della prolattina, alla nostra considerazione della difficoltà di colloquio con i genecologi, ha risposto: “in un mondo di ciechi chi ha un occhio solo è un re”.
Un saluto e un consiglio per i nostri lettori
Ho dato allo studio dei rapporti tra bocca e cervello venticinque anni della mia vita, resistendo a sconforto, insulti, derisioni, ma ora mi rendo conto che è stato bello aver trovato la possibilità di aiutare una moltitudine di pazienti che spesso non vengono supportati, ma spesso sono visti come isterici visionari, persone da compatire piuttosto che condurre sulla via della guarigione per prima cosa ascoltandoli. Purtroppo, sempre più spesso, il medico vuole adattare il paziente ai propri convincimenti, anziché ascoltare quanto il paziente ci può dire e che può aiutarlo.